“The New Jedi Order”
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Nessuno può più
considerarsi salvo A partire dall’autunno del 1999 la Del Ray Books, la casa editrice che attualmente possiede i diritti per le opere narrative di Guerre Stellari, ha iniziato la pubblicazione di una nuova serie di romanzi ambientati venticinque anni dopo la Battaglia di Yavin: The New Jedi Order, una collana che ad oggi conta già sei volumi, nessuno ancora tradotto in italiano. Autore del primo romanzo, Vector Prime, è R.A. Salvatore, nome probabilmente noto agli appassionati di fantasy. Lo scrittore, fedele a se stesso, ha affermato di non considerare Guerre Stellari come fantascienza vera e propria, per lui si tratta più che altro di un’ epica, un avventura di spade (laser) e di magia (la forza), più vicina alla fantasy che alla fantascienza. E Salvatore ammette anche che se si fosse trattato di fantascienza hard se ne sarebbe tenuto lontano. Lo scenario che apre l’ultimo capitolo della saga mostra un periodo di pace e prosperità, Han e Leia sposati con i figli ormai adolescenti e cavalieri Jedi, Luke sposato a sua volta: esattamente il punto in cui Tim Zahn aveva lasciato le cose nella sua conclusiva (si credeva) duologia. A movimentare la situazione sarà l’ennesima minaccia di invasione da parte di una razza aliena. La società ExGal (abbreviazione per extragalattica) sta cercando le prove dell’esistenza della vita oltre i confini della galassia (un accenno ad una civiltà sconociuta compare in Vision of the Future di Zahn). Ovviamente, non solo si troveranno le prove di una civiltà extragalattica, ma si scoprirà anche che una razza aliena, gli Yuuzhan Vong, è intenzionata a invadere la Nuova Repubblica. Nella mappa della galassia di Star Wars che si trova tanto nei libri della collana The New Jedi Order che in The Essential Chronology, viene mostrata una area molto estesa di spazio ancora da esplorare, le Unknown Regions. Gli Yuuzhan Vong provengono da queste regioni. Una delle tante calamità extragalattiche che gli eroi di Guerre Stellari si sono visti costretti ad affrontare negli anni. Il tema di un invasione proveniente dallo spazio ignoto non è soltanto un classico della narrativa di fantascienza e in particolare della space opera, è anche un tema già sfruttato nell’ambito dei romanzi di Star Wars, basti ricordare la Crisi della flotta Nera, recensita lo scorso bimestre su GS.Net. Molte altre storie hanno infatti già esplorato la vastità sconosciuta dello spazio extragalattico. Dobbiamo risalire indietro nel tempo fino alle serie a fumetti pubblicate dalla Marvel tra il 1977 e 1986, le storie della Marvel furono il primo tentativo di espandere l’universo di Star Wars oltre i confini tracciati dai film. Alcune volte queste avventure sconfinavo nello spazio extragalattico. In Riders of the Void del 1980, ad esempio, Luke e Leia, a causa di un difetto dell’iperguida, vengono catapultati oltre lo spazio conosciuto e scoprono un enorme vascello frutto di un avanzata biotecnologia. All’interno del veivolo, conosciuto solamente come la Nave, trovano i resti ben conservati del pilota, e scoprono che attraverso gli anni la coscienza della nave e quella del pilota si sono fuse. La Nave è il solo vascello superstite di una galassia distrutta da una guerra biologica. Erano altri tempi, allora aleggiava lo spettro della guerra fredda e la minaccia di una guerra atomica. Quando Il Ritorno dello Jedi eliminò l’Impero come nemico numero uno degli eroi di Star Wars, fu necessario arrampicarsi sugli specchi per trovare antagonisti convincenti e credibili, impresa, oltretutto, non sempre riuscita. La Marvel guardò oltre i confini della galassia. Il ritorno della schiavitù su Kashyyyk fornì una buona causa da difendere all’Alleanza che in breve si trovò a fronteggiare una nuova razza, i Nagai. Nella storia intitolata Tai, del 1986, Leia ha occasione di fare amicizia con un Nagai ferito e l’episodio le offre la possibilità di comprendere più a fondo i motivi di questo popolo che non aveva obbiettivi di conquista ma che, piuttosto, era a sua volta in fuga, essendo stato soggiogato da un’altra specie: i Tofs. Nel 1989 la West End Games produsse un gioco di ruolo intitolato Otherspace: un gruppo di ribelli vengono accidentalmente traspostati in una strana oscura dimensione situata tra lo spazio reale e l’iperspazio. I soli abitanti di questa realtà parallela sono i Charon, alieni bizzarri con sembianze di ragni, i quali praticano la vivisezione per alimentare lo sviluppo della loro biotecnologia e sono dediti ad un culto nichilistico, consacrati al Vuoto. Il loro Profeta, un immensa creatura a forma di ragno, li guida in una sacra crociata che ha lo scopo di spazzare via ogni forma di vita. La storia si ripete, del resto il numero di fumetti e di romanzi prodotti fino ad ora è esorbitante, e i temi disponibili per questo genere di fiction non sono certo infiniti. Attraverso le parole di Shelly Shapiro, direttore editoriale della Del Rey Books, che ha progettato, in collaborazione con la Lucas la serie The New Jedi Order, delineandone la direzione di fondo (come è accaduto anche per l’altra fiction ambientata nelle varie ere della storia di Guerre Stellari), possiamo farci un idea di quello che sta accadendo alla LucasBooks oggi e del tipo di scelte che guidano le nuove pubblicazioni. Le intenzioni, svela Shapiro, sono state sin dal principio quelle di pianificare una serie vasta che offrisse lo spazio adeguato per l’ambientazione di molti romanzi (venti titoli). Serviva una nuova crisi a cui far fronte e naturalmente una direzione in cui le due generazioni di personaggi potessero evolversi. Inoltre c’era l’intenzione di ignorare gran parte di quello che era stato scritto fino a quel momento, salvando la continuità, ovviamente, ma, comunque, l’idea era quella di un nuovo inizio più che di un semplice seguito. Sembra, per fare un esempio di come hanno funzionato le cose, che originariamente nell’ immaginazione degli editori (forse di Shapiro) fosse nato un nemico appartenente al lato oscuro della forza, ma dall’alto venne deciso che il nemico non dovesse usare affatto il lato oscuro della forza. Probabilmente gli Yuuzhan Vong sono nati da questa direttiva. Come ha affermato la stessa Shapiro: “ E’ una loro (della Lucas) proprietà intellettuale, e hanno ogni diritto di controllarne il destino”. Certo è che, a parere di molti, le vicende dell’universo di Star Wars si sarebbero dovute concludere con i romanzi di Zahn, se non con la prima trilogia, almeno con l’ultima duologia. Forse per questa ragione gli autori della Lucas e della Del Rey hanno scelto di spiazzare i lettori con una mossa inedita. Contrariamente a quella che è sempre stata la politica della Lucas (ovvero i caratteri principali non si toccano), uno dei protagonisti è stato fatto morire, proprio nel primo romanzo della serie, Vector Prime, del quale aspettiamo l’edizione italiana per una vera e propria recensione. Una novità che ha sollevato non poche polemiche tra i fans americani. E non credo di svelare nulla di misterioso scrivendo che è stato Chewbacca ad essere sacrificato. Una scelta narrativa che è costata a R. A. Salvatore minacce di morte (sic) da parte di fans oltraggiati. Salvatore si dichiara, naturalmente, sorpreso dal livello di aggressività espresso da certa parte del pubblico. L’autore sostiene di non aver ricevuto nessuna minaccia, personalmente, ma sa che sono state fatte. Non sente, inoltre, il bisogno di giustificarsi, sostenendo che è prerogativa dell’autore, o del creatore (in questo caso George Lucas) giocare il ruolo di dio nei mondi prodotti dalla sua immaginazione. Persino qualcosa di popolare come Guerre Stellari deve rendere conto solo a George Lucas, alla fine, e non ai milioni di fans. Ma,
in conclusione, chi prese la decisione di uccidere Chewbacca? L’idea è nata durante un incontro al vertice, allo Skywalker Ranch, al quale erano presenti sia gli editori della Del Rey sia lo staff della Lucasfilm. La decisione di uccidere un personaggio non fu presa da George Lucas, ma lui dette l’approvazione. Salvatore ricevette istruzioni. Per lo scrittore, lavorare a un romanzo di Guerre Stellari è stata l’occasione per entrare in quello che molti considerano il Grande Mito Americano, ed inoltre un eccellente opportunità per la carriera. Il lato negativo, però, riguardo Guerre Stellari – ha affermato Salvatore nel corso di un intervista - è che ogni lettore crede di avere la proprietà del lavoro. Tutti hanno la loro opinione su come dovrebbero andare le cose, anzi tutti si credono in diritto di poter dire come DEVONO andare le cose. Shelly Shapiro, dal canto suo, ha sostenuto, con un tono di sfida, che uno dei maggiori difetti dei recenti romanzi di Guerre stellari sia stato quello di non presentare nessun evento significativo. Quella galassia lontana lontana si è conservata sempre uguale a se stessa, senza che nessuno dei protagonisti sia mai stato costretto a confrontarsi con svolte veramente drammatiche: nessuna perdita seria, nessun evento doloroso. Una circostanza che rimettesse in discussione questo stato di cose era necessaria. Ciascuno - la Lucas, la Del Rey e diversi autori - aveva la propria idea di chi dovesse essere l’agnello sacrificale. Alla fine Chewie ha messo tutti d’accordo. E Shelly Shapiro non si è sorpresa affatto della furia del pubblico, se lo aspettava, forse, in un certo senso, era quello che voleva. I romanzi della Bantam hanno un posto speciale nella memoria di molti fans, e la Del Rey doveva necessariamente conquistarsi, a suo modo, una buona percentuale di quei lettori. Come, del resto, alla Lucas avevano tutte le intenzioni di mantenere vivo l’interesse, per continuare ad alimentare l’espansione dell’universo di Guerre Stellari, e quindi continuare a produrre libri con il marchio della Lucasfilm. Chewie era sacrificabile, abbastanza centrale da creare tensione sufficiente per spingere i fans a seguire ancora le vicende della saga, nel timore che altri colpi di scena potessero eliminare, chissà, Mara, o Lando. Non si può mai dire. E infatti sembra che ultimamente la signora Skywalker soffra di un misteriosa malattia per la quale si cerca disperatamente una cura. Non ci è ancora possibile esprimere un idea di qualche tipo sulla nuova serie, si crede comunque che R. A. Salvatore abbia aggiunto molti elementi caratteristici del genere fantasy, cosa che farà piacere agli appassionati del genere, senza dubbio. Negli Usa Vector Prime ha avuto un lancio di primo ordine. Per presentare al pubblico americano la nuova serie è stata realizzata una campagna pubblicitaria televisiva, la prima volta per un romanzo di Guerre Stellari, con la partecipazione di Mark Hamill stesso, che ha prestato la sua voce allo spot. Fonti: Del Rey Books, www.randomhouse.com/delrey/starwars Star Wars, The Official Site www.starwars.com
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